Veloci come il vento

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Gli uomini, le macchine, le vittorie, la tecnologia e le tragedie: tutti gli ingredienti della leggenda

C’erano auto che quando correvano facevano sentire la propria potenza ma anche la propria gioventù e inesperienza. Ruggivano sotto i cofani, bisognava correggerne la traiettoria, tenersi saldi al volante, entrare in curva mettendo le macchine in derapata controllata, e tutto poteva accadere.

La storia delle corse comincia in Francia, ma l’Italia diventa presto protagonista, a partire dal 1895 quando venne organizzata la prima corsa italiana proprio nella città dell’automobile: Torino. Da allora la velocità diventa una religione, un bisogno della società che corre in un inevitabile progresso, dando origine alle grandi corse, come la coppa Florio del 1905, la Mille Miglia, il Gran Premio del Valentino a Torino e la Formula A che ben presto divenne la conosciutissima Formula 1. 

I nomi e le auto di questo periodo sono davvero quelle che hanno fatto la storia, che hanno fatto emozionare e trattenere il fiato, tremare ed entusiasmare come mai più sarebbe stato possibile. 

Bugatti 35B 1929, Collezione Mauto

Ettore Bugatti deve parte della sua celebrità proprio alle macchine da corsa e la prima e la più classica è di sicuro la Tipo 35B del 1929, protagonista indisucussa nei circuiti dal ‘25 al 30, conquistandosi innumerevoli vittorie tra cui 5 Targhe Florio consecutive, i Gran Premi di Roma, d’Italia, di Spagna, di Monaco e infine di Germania.

Alfa Romeo P2 1930, Collezione Mauto

Poi però arrivò la Targa Florio di Varzi, e la sua leggendaria vittoria del 1930, con l’Alfa Romeo P2. Era una vettura potentissima e scorbutica che non solo compete con la Bugatti di Chiron, ma fa anche qualcosa di impossibile: dopo aver cambiato il treno di gomme, la scorta gli balza via, gli perfora il serbatoio della benzina, divampa un incendio. Il pilota decide di non fermarsi, soffoca le fiamme con i cuscini del sedile e taglia il traguardo per primo, con i capelli bruciati e l’incredulità ancora negli occhi. Un nome leggendario, e un’auto, il modello P2 considerata la capostipite di tutte le celebri Alfa Romeo da corsa. 

Monaco Trossi 1935, Collezione Mauto

La Monaco Trossi del 1935 ebbe storia ben diversa. Un’auto perfetta, dalla perfetta progettazione, perfetta aerodinamica, tanto che venne definita l’aereo senza ali, eppure quell’auto perfetta venne giudicata inguidabile: le caratteristiche erano rivoluzionarie, il risultato del tutto inconsueto. Venne progettata dal generale Augusto Monaco e l’asso del volante Carlo Felice Trossi. Non partecipò al Gran Premio di Monza del ‘35, poi venne la guerra e venne dimenticata ed ora l’auto perfetta gode di una vita tranquilla, tra le sale della collezione permanente del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino. E forse, osservando i visitatori che si affollano davanti a lei, ancora sogna quel Gran Premio di Monza del ‘35 a cui mai potè partecipare. 

 Alfa Romeo 158 1938-1951, Collezione Mauto 

Sono le Alfa Romeo che dominano gli anni ‘30, ma non solo: l’Alfetta 158, poi 159, del 1938 sopravvive alla Seconda Guerra Mondiale nascosta sotto una catasta di legna, e ritorna alla vita e alle corse sotto la guida di Nino Farina nel 1950 e di Juan Manuel Fangio nel ‘51 nei primi due Campionati del Mondo di Formula 1: una grande rivincita, un ritorno alla vita e all’entusiasmo che la guerra pareva aver portato via per sempre.

Gli anni ‘50 avrebbero portato nel mondo delle corse nuove regole, nuovi protagonisti, proprio come Fangio e Farina, ma quei primi anni, quelle prime corse leggendarie furono capaci di dimostrare davvero che l’uomo aveva un unico limite: il proprio coraggio.

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